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Come rendere l’innovazione un processo sostenibile

Innovare significa trovare il proprio approccio all’innovazione - A cura di: Battistoni, Cattapan e Sateriale

L’innovazione oggi è un bisogno di ogni organizzazione, che sia pubblica, privata o del privato sociale. La differenziazione dei bisogni, la rapidità del cambiamento e l’utilità di connessioni la rendono necessaria, al punto che la sfida attuale non è più se innovare o non, ma come farlo al meglio.

Spesso, infatti, l’innovazione viene intesa come un mezzo per cambiare le organizzazioni, le pratiche e le progettualità in maniera radicale e poco sistemica, con il rischio che si fallisca molto presto e ci si demotivi rispetto alle azioni e alle visioni. Gli esperimenti innovativi che non hanno un perché fondativo e non sviluppano le competenze di governo dei processi, ma solo l’idea, rischiano più facilmente di deflagrare, e non solo per motivi di sostenibilità economica e scalabilità dei modelli, ma, prima ancora, per la mancanza di aver adottato strategie adeguate e aver lavorato su strutture organizzative adeguate a reggere l’innovazione.

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Noi pensiamo che l’innovazione non sia un’alterazione definitiva di un sistema o l’intervento su un solo elemento, ma che sia piuttosto un dotarsi di una modalità nuova di operare che permetta di affrontare i cambiamenti, in base ai bisogni che si pongono di volta in volta. Non è nemmeno un’azione “spot”: per essere efficace, l’innovazione necessita di un processo lungo, di allineamento e di investimento, anche se procede a step, con interventi contenuti e fattibili, come ad esempio richiedono ormai i progetti di comunità o gli sviluppi di sistemi territoriali di innovazione, con opportune alleanze strategiche non occasionali.

L’innovazione implica un lavoro intenzionale e una presa di consapevolezza delle organizzazioni rispetto al fatto che innovare è un bisogno del sistema che evolve e parte dai suoi elementi potenziali e dalle sue possibilità.

Reputiamo questo un punto importante, reclamato dalla realtà dei fatti e su cui serve attenzione in questa fase evoluta dell’innovazione. Abbiamo vissuto una prima fase dell’innovazione dove prevaleva l’aspetto di incubazione ed accelerazione di nuove idee, con l’obiettivo di concludere brevemente un ciclo mettendolo a regime. I processi di innovazione hanno tuttavia ormai rivelato che l’idea innovativa (di servizio, prodotto o processo) è condizione necessaria ma non sufficiente a produrre effetti: serve parallelamente sviluppare nuove strategie (ad esempio su futuri incerti e su alleanze ecosistemiche) e incidere sulle organizzazioni per renderle pronte a sostenere i cambiamenti, dai team di lavoro alle leadership. 

Serve insomma sviluppare “saggezza organizzativa”, identificare i “punti di leva” per capire come e dove è più opportuno intervenire in quella specifica organizzazione, in base agli asset e alle strategie emergenti utili che spesso si ignorano, e, da ultimo, preparare l’organizzazione a reggere i cambiamenti nel tempo lungo.

Un efficace processo di innovazione deve tener presente il design dell’idea, quello della strategia utile a realizzarla e i cambiamenti organizzativi che supportano la riuscita.
Ogni intervento singolo per ambito richiede l’allineamento e l’osservazione rispetto agli altri ambiti connessi, perché spesso il problema che l’organizzazione si trova ad affrontare non risiede necessariamente nell’ambito specifico su cui si formula la domanda di innovazione. Soprattutto, il design sistemico insegna che se agiamo su un elemento (ad esempio un’idea di servizio nuovo), immediatamente è richiesta l’evoluzione anche di altri elementi connessi (ad esempio l’organizzazione dei team di lavoro interni, e alleanze utili esterne).

Per questi motivi, un processo di innovazione efficace implica:

PARTIRE DA UN PERCHE’ DICHIARATO, ANCHE SE NEL PROCESSO SI MODIFICA GRAZIE AGLI APPRENDIMENTI.

Qual è lo scopo specifico su cui costruire coesione e strategia di innovazione? Qual è la motivazione su cui si possono fondare sforzi collettivi e alleanze utili? Come rileggere e apprendere dagli effetti prodotti, sia positivi che negativi, per usarli come ulteriore leva di cambiamento e messa a punto?

SAPERE CHE L’INNOVAZIONE E’ UN PROCESSO CHE DEVE ESSERE DISEGNATO DALL’ORGANIZZAZIONE.

Quale innovazione è utile alla tua organizzazione? Qual è la forma affrontabile e concreta di cambiamento innovativo che l’organizzazione può sostenere? Quali elementi possono cambiare e quali restare, per affrontare il rischio del cambiamento? Quale perdite (non solo economiche) sono realisticamente accettabili? Come gestire le negoziazioni e i conflitti che apre? Quali sono le condizioni di fattibilità nel lungo termine di un progetto?

INIZIARE DALLA FASE DI SCOPERTA, PER ESPLORARE L’ESTERNO E L’INTERNO DELL’ORGANIZZAZIONE.

Perché partire dagli utenti e co-progettare? Su quali asset e potenziali organizzativi e del contesto possiamo contare? Come combiniamo strategie deliberate (scelte) ed emergenti (pratiche)?

AGIRE NEL BREVE E PENSARE NEL LUNGO TERMINE.

Quali sono le forme migliori di prototipazione di idee progettuali? Quali modelli di sviluppo adottiamo? Quali ecosistemi permettono alleanze utili per fare open innovation e come possiamo costruirli? Su quale impatto basiamo le nostre azioni?

AGIRE SULL’INTERO SISTEMA ORGANIZZATIVO E TRA ORGANIZZAZIONI.

Come possiamo rivedere i nostri modi di lavorare, le nostre competenze, la leadership per avere una organizzazione che sa e può affrontare al meglio un progetto innovativo, che richiede strumenti specifici? Quali nuove figure servono a promuovere l’innovazione dentro e fuori dall’organizzazione, e come lavora un gruppo di innovazione? Come valorizzare al meglio le risorse e la creatività di una organizzazione? Quali nuovi tipi di reti, di alleanze e di supporti sono utili a sostenere l’innovazione inter-organizzativa? Come combinare logiche interne e logiche ecosistemiche?

Innovare non significa inseguire l’ultimo “hype”, cercare il nuovo a prescindere, innovare significa saper valutare di volta in volta cosa va cambiato e cosa no, in che modo e con quali tempi. Innovare significa anche rischiare e “imparare a fallire”, ovvero avere consapevolezza dell’intero processo e capacità di governarlo e gestirlo. Rendere sostenibile l’innovazione per un’organizzazione significa dunque trovare il proprio approccio all’innovazione, specifico per quel settore, per quelle persone, sviluppando un approccio che studia quale innovazione l’organizzazione è pronta ad affrontare e a sostenere e come può farlo al meglio, conservando quello che le serve per sopravvivere.

A cura di: Francesca Battistoni, Nico Cattapan, Giulia Sateriale